Breve guida su come scegliere i migliori ETF

Oggi si fa un gran parlare di ETF e se hai l’abitudine di informarti sulle varie opportunità d’investimento e, in generale, di essere sul pezzo per quanto riguarda le news finanziarie, non puoi non averne sentito parlare. 

Con ogni probabilità, non solo hai già sentito parlare degli ETF più e più volte, ma stai anche pensando di usarli come strumenti d’investimento. Eccoti allora alla ricerca di qualche consiglio pratico su come scegliere i migliori ETF

Prima di approfondire i criteri che dovrebbero guidare la tua scelta in fatto di ETF, facciamo un po’ di chiarezza sul contesto. 

Facciamo un passo indietro: che cosa sono gli ETF? 

Gli ETF, acronimo di exchange-traded fund, sono strumenti automatici d’investimento che replicano indici di obbligazioni, azioni, materie prime e anche del settore immobiliare; di conseguenza, replicano anche gli andamenti del mercato di riferimento. 

In Italia gli ETF vengono trattati “solo” dal 2002 e sono catalogati come fondi indicizzati quotati. Il primissimo ETF risale al 1993 e fu lanciato sull’AMEX, negli Stati Uniti d’America. 

Perché gli ETF piacciono così tanto e attirano grande attenzione? Perché possono essere acquistati in modo rapido e semplice (la maggior parte delle banche consente questo tipo di operazione), offrono un’interessante opportunità di diversificazione, anche in presenza di un capitale d’investimento contenuto, e perché presentano commissioni e spese di gestione inferiori rispetto a quelle prospettate da altri sistemi d’investimento. 

Sul funzionamento e sui pro e contro degli ETF ho già scritto un articolo che potrebbe interessarti: lo puoi leggere qui

Le caratteristiche di un ETF

Un ETF può essere valutato da una serie di parametri più o meno complessi e approfonditi, ma in generale gli elementi da prendere in considerazione durante l’analisi di un ETF sono i seguenti: 

  1. la tipologia di indice che si va a replicare;
  2. la costanza dell’ETF nel replicare l’indice;
  3. il tipo di replica che l’ETF mette in atto; 
  4. la dimensione del fondo a cui l’ETF fa riferimento;
  5. l’età del fondo;
  6. la distribuzione dei dividendi generati dall’ETF;
  7. la liquidità dell’ETF;
  8. il costo totale dell’ETF e il suo mercato.  

Le caratteristiche che si possono dedurre da questi parametri non hanno di per sé connotazioni positive o negative: sono dei semplici “filtri” che, se incrociati, ci permettono di identificare gli ETF più adatti alle nostre necessità. Proviamo ad approfondire i singoli punti. 

La tipologia di indice che si va a replicare

Questa è l’informazione “principe” del tuo ETF, perché ti fa capire quali titoli faranno parte del tuo paniere di riferimento. Ad esempio, un ETF che ha l’obiettivo di replicare l’indice S&P 500 Index, composto quindi dalle 500 società USA a più grande capitalizzazione, sarà basato al 100% su titoli statunitensi. Saperlo è importante!

A livello strategico questa è la prima scelta che devi compiere. La selezione del migliore ETF che ne replica l’andamento deve quindi arrivare in seconda battuta.

Decidere su quali indici di mercato si vuole investire è un’attività che si chiama “Asset Allocation”, ovvero distribuire i propri capitali su asset (quindi strumenti) per attuare una diversificazione che permetta di rispondere alle proprie esigenze relative all’obiettivo di investimento, al profilo di rischio prescelto e all’orizzonte temporale che si vuole sostenere.     

La costanza dell’ETF nel replicare l’indice

Gli ETF possono avere performance altalenanti, superiori o anche inferiori all’indice da replicare. L’ideale, di fronte a questo parametro, è analizzare l’andamento dell’ETF negli ultimi anni e valutare la sua capacità di replicare l’indice. Riprenderemo questo punto più avanti nell’articolo.

In linea generale il mondo degli ETF nasce per effettuare una cosiddetta “replica passiva”, ovvero cercare di seguire perfettamente l’andamento dell’indice sottostante. Questo è il motivo per cui si tratta di strumenti che riescono ad essere efficienti sul fronte dei costi, rispetto ai fondi comuni a gestione attiva, i quali invece hanno commissioni maggiori pecche cercano (invano?) di battere il proprio benchmark di riferimento.

Questa attività di gestione attiva richiede lavoro e analisi aggiuntive che in definitiva si trasformano in un costo in più per l’investitore finale.

Il problema è che la maggior parte dei fondi a gestione attiva non batte il proprio benchmark o, quando lo fa, non ci riesce per più anni di fila, mettendo l’investitore nella spiacevole situazione di aver pagato costi maggiori senza essersi portato a casa quel tanto agognato extra-rendimento.  

Il tipo di replica che l’ETF mette in atto

Gli ETF possono attuare una replica fisica, ottenuta acquistando quote di azioni nella stessa misura dell’indice che si sta comprando, o una replica sintetica, dove l’ETF non compra le azioni del mercato di riferimento, ma attua un contratto swap con controparte bancaria, che restituisce il rendimento del paniere. Se è vero che la replica fisica è più fedele di quella sintetica, non è sempre possibile accedervi.

Può infatti capitare di avere alcuni settori o temi di investimento in cui è difficile replicare fisicamente tutto l’indice e allora si scegliere di utilizzare alcune tecniche “sintetiche”.

Quando però esiste l’alternativa, tra le due opzioni è spesso preferibile utilizzare la replica fisica, in quanto è quella che effettivamente elimina il cosiddetto “rischio controparte”, ovvero il fatto che se il gestore del fondo ha dei problemi finanziari, i fondi investiti nell’ETF sono al sicuro e non vengono intaccati. Nel caso della replica sintetiche questo rischio invece è presente, seppur mitigato da alcune forme di garanzia messe in atto dalle controparti. 

La dimensione del fondo a cui l’ETF fa riferimento

I fondi di riferimento degli EFT possono essere di grandi dimensioni, come anche più piccoli e contenuti. In questo momento, i 3 fondi più grandi sono 1) iShares Core S&P 500 UCITS ETF, 2) iShares Core MSCI World UCITS ETF USD e 3) Vanguard S&P 500 UCITS ETF.

Più è grande il fondo e maggiori economie di scala riuscirà a fare nel replicare il suo indice. Questo si tramuta in minori costi per l’investitore, oltre ad una maggiore sicurezza nel fatto che quell’ETF non verrà liquidato o fuso e incorporato in un altro ETF.

Tra due alternative similari è sempre da preferire quella che presenta un massa gestita di capitali superiore.

Riprenderemo anche questo punto più avanti nell’articolo.  

L’età del fondo

Ovviamente, nell’identikit di un ETF c’è anche la sua longevità. Non è per nulla strano imbattersi in ETF nuovi di zecca, caratterizzati da obiettivi interessanti e in grado di solleticare l’attenzione di chi apprezza gli investimenti più audaci e contemporanei. Ça va sans dire, è anche facile trovare ETF di lunga data, con alle spalle un ampio bagaglio di statistiche da analizzare.

Più l’ETF è “anziano” è più dati hai a disposizione sulla sua capacità di replicare il benchmark e di ottenere le giuste performance, oltre al fatto che molto probabilmente avrà dimensioni maggiori per il semplice fatto di essere in circolazione da più tempo e quindi aver attratto maggiori capitali.

Questi sono tutti fattori di maggiore sicurezza e protezione per un investitore.

La distribuzione dei dividendi generati dall’ETF

In fatto di profitti, l’ETF può restituire periodicamente ai suoi proprietari i dividendi, e in questo caso si tratta di ETF a “distribuzione”, oppure può accumulare i dividendi e reinvestire i profitti; si parla qui di ETF ad “accumulazione”. Un’opzione non è migliore dell’altra: tutto dipende dalle intenzioni e dagli obiettivi di chi investe.  

Dobbiamo comunque precisare che la differenza strategica è sostanziale, nel senso che se io decido di inserire all’interno del mio portafoglio un ETF a distribuzione, sto prendendo una grossa parte dei suoi frutti nel presente, mentre se scelgo un ETF ad accumulo sto spostando la mia remunerazione nel futuro.

Questa scelta porta gli ETF ad accumulo ad avere performance decisamente superiori in termini di crescita del prezzo delle quote, anche se andranno chiaramente raccolte in un tempo più distante rispetto agli ETF a distribuzione.

La liquidità dell’ETF

Questo parametro può tutelarti (fino a una certa misura) dalla spiacevole situazione di avere per le mani ETF che poi nessuno vuole acquistare in fase di vendita. Un ETF caratterizzato da un alto volume di titoli scambiati soffrirà di uno spread e di un rischio minore rispetto a uno dotato di un volume più contenuto. Acquistare un ETF poco scambiato può comportare uno spread anche del 2-3%. 

Salvo casi particolari in cui si vuole investire in ETF molto specifici e settoriali, il consiglio che possiamo dare è di cercare sempre ETF con un alto grado di liquidità, così da essere sicuri di poterli scambiare velocemente e ad un prezzo che non abbia particolari frizioni o spread elevati.

Il costo totale dell’ETF e il suo mercato 

Se l’indice che il tuo ETF deve replicare registra, ipoteticamente, una crescita percentuale di 100 punti e anche l’ETF quindi riporta una crescita di 100 punti, ma devi pagare cospicue commissioni, capisci bene che ti ritroverai a essere inevitabilmente indietro rispetto all’indice. In questo senso, più basse sono le spese dell’ETF, meglio è. Ricordati che è importante tenere conto anche del mercato in cui è quotato il tuo ETF: comprare sulla Borsa Italiana o su quella londinese può comportare una differenza economica importante, in fatto di costi dell’operazione. 

Mediamente quasi tutti gli ETF presentano una sola commissione, ovvero la commissione di gestione, escludendo quindi i classici costi di ingresso, di uscita, di performance, di switch tipici dei fondi a gestione attiva.

In generale il costo medio di un ETF deve essere ampiamente sotto l’1%, mentre i fondi a gestione attiva sono decisamente oltre questa soglia.

In linea di massima, il consiglio è quello di acquistare sulla Borsa Italiana se scegli di utilizzare banche tradizionali italiane per l’acquisto di ETF; se invece opti per un broker internazionale con commissioni competitive, puoi provare a orientarti sul mercato estero. 

Come scegliere i migliori ETF, soprattutto se sei agli inizi

“Quindi, come faccio a scegliere i migliori ETF da cui partire?” Ti starai ancora chiedendo. 

Se mastichi già i concetti più importanti quando si parla di investimenti e hai acquisito sufficienti conoscenze sul mondo degli ETF, ma ancora senti di dover imparare e non vuoi correre rischi importanti, gli ETF migliori che puoi scegliere sono quelli in grado di garantirti maggiore stabilità e “passività”. 

Per esempio, tornando ai punti di cui abbiamo parlato poco sopra: la costanza dell’ETF e la tipologia di replica che l’ETF mette in atto.

Un ETF che ha performance costantemente superiori all’indice da replicare, non è a tutti gli effetti un buon ETF da cui iniziare, anche se può sembrare un controsenso: come le performance possono essere molto alte e distanti dal reale andamento dell’indice, possono essere anche molto, ma molto più basse.

Devi preferire un ETF che è quanto più vicino all’andamento dell’indice di riferimento

Per quanto riguarda il tipo di replica, senza dubbio ci sentiamo di indirizzare chi inizia su ETF con replica fisica e non sintetica, per una questione di semplicità e contenimento del rischio. 

La dimensione e l’età del fondo. Più un fondo è grande e longevo, minori saranno i rischi, come anche i costi.

Per quanto riguarda l’età, non c’è bisogno di essere rigidi, ma l’ideale sarebbe preferire fondi con almeno più di 3-4 anni di età. 

La distribuzione dei dividendi. Abbiamo parlato di ETF a “distribuzione” ed ETF ad “accumulazione”. A meno che tu non abbia l’intenzione di ricavare dai tuoi ETF un flusso costante di reddito, generato da un investimento iniziale cospicuo, l’ideale è optare per ETF che reinvestono i profitti.

Perché?

Perché per chi investe somme contenute di denaro negli ETF, il “gioco” della distribuzione non vale la candela e, soprattutto, non vale tutte le tasse a cui comunque questi profitti sono soggetti. 

Il miglior consiglio se sei alle prime armi con gli ETF

Il mio consiglio è sempre quello di studiare, informarsi, approfondire e analizzare, prima di procedere con determinati investimenti. 

Ottima idea è anche quella di richiedere il consiglio e il supporto dei professionisti e delle professioniste di questo settore: il tuo denaro, come anche il tuo tempo, è importante e va orientato verso le scelte più oculate e vantaggiose!

Commenti
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    Giuseppe Restivo
    16/4/2022
    Rispondi

    Complimenti !!!!! Senza dubbio Lei è la persona più in gamba e brava che abbia conosciuta in ambito di investimenti.
    Molto chiara nell’esporre, consigliare ed indirizzare verso strumenti che reputo interessantissimi anche per piccoli investitori.
    P.S. Sono un ex funzionario bancario in pensione (settore EDP). La seguo da diverso tempo ed ho avuto modo di constatare la sua grande competenza e professionalità. Peccato abbia poco da investire ed investito, comunque
    ho sempre seguito i suoi preziosi consigli.
    Grazie Matteo, cordiali saluti e auguri di buona Pasqua,

  • User avatar
    Matteo Biancolini
    21/4/2022
    Rispondi

    Grazie Giuseppe, mi fanno molto piacere i tuoi complimenti, soprattutto visto che sei un ex funzionario di banca.

    Continua a seguirci, noi ci impegneremo ad offrire sempre più contenuti di questo tipo perchè li riteniamo fondamentali per accrescere e migliorare il livello di educazione finanziaria delle persone che vogliono imparare a gestire autonomamente i propri soldi.

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28/3/2024
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