Che cos’è la pensione integrativa e come costruirla

Nonostante possa sembrare complessa, la previdenza complementare è una parte fondamentale della propria pianificazione finanziaria.

Vorrei quindi parlarne in modo approfondito, con l’obiettivo di fare chiarezza sul tema e darti tutti gli strumenti utili a valutare la scelta della migliore pensione integrativa.

Iniziamo!

Per prima cosa ricordati sempre che quando quando parliamo di pensione integrativa facciamo riferimento al 2° e 3° pilastro del sistema previdenziale, ossia la previdenza complementare collettiva e la previdenza complementare individuale.

Tra poco capirai meglio di cosa sto parlando, ma su questo punto permettimi di fare un brevissimo passo indietro.

Per affrontare questo argomento i due concetti chiave che ti devi ricordare sono il gap previdenziale (la differenza tra l’ultimo stipendio percepito e il primo assegno di pensione) e il tasso di sostituzione (cioè il rapporto tra la prima rata annua di pensione erogata e l’ultima retribuzione percepita). 

Da questo punto di vista, le prospettive pensionistiche future non sono proprio rosee, considerato che le proiezioni ipotizzano un gap previdenziale negativo di almeno il 50% tra l’ultimo stipendio e il primo assegno di pensione, per chi ha iniziato a lavorare recentemente.

Per compensare la differenza il legislatore ha pensato di allungare sistematicamente la vita lavorativa, così da versare più contributi possibili.

Questo significa che se fai affidamento solo sulla previdenza pubblica (il famoso 1° pilastro), non solo dovrai aspettare molti anni prima di andare in pensione, ma avrai anche un assegno molto al di sotto del tuo stile di vita da lavoratore.

Quindi? Cosa devi fare per risolvere questo problema?

Semplice, devi costruire una pensione integrativa per ridurre e diversificare il famoso “rischio” di non avere abbastanza risorse finanziarie al momento dell’uscita dal mondo del lavoro.

Vediamo insieme come farlo.

Cos’è la pensione integrativa

A questo punto, dunque, è chiaro che non puoi sottrarti dal pensare a un buon piano di previdenza integrativa che, come dice il nome stesso, è quella che integra e va ad aggiungersi alla previdenza pubblica. 

Per fare ciò, il punto iniziale è sempre capire qual è la tua situazione di partenza e che tipo di pensione ti aspetta, sulla base dei contributi che stai versando.

Se ti stai chiedendo “come faccio a vedere la mia pensione?” sappi che puoi fare una simulazione con lo strumento Pensione Futura sul sito ufficiale dell’INPS.

Ovviamente il risultato che otterrai sarà tanto più veritiero quanto più sarai vicino alla fatidica data di fine lavoro.

Se invece sei ancora lontano o addirittura hai iniziato a lavorare da poco, sarà un’indicazione della direzione generale che stai prendendo, ma con la consapevolezza che nel frattempo potranno cambiare molte cose.

Ed essendo anche questo un fattore di incertezza, dobbiamo trasformarlo automaticamente in un ulteriore incentivo a costruirsi la propria pensione integrativa.

Dobbiamo anche dire che per quanto riguarda liberi professionisti e lavoratori autonomi la situazione relativa alla pensione pubblica di 1° pilastro è generalmente peggiore rispetto a quella dei lavoratori dipendenti.

Ciò è dovuto al fatto che per molti anni la contribuzione di queste categorie di lavoratori è stata più bassa, in quanto non è presente il contributo del datore di lavoro.

Poi, piano piano, la contribuzione è iniziata a salire con l’obiettivo di avvicinarsi a quella dei lavoratori dipendenti (con buona pace per il lavoratore che si è visto aumentare gli oneri previdenziali).

Ad ogni modo, che tu sia un lavoratore dipendente, autonomo o libero professionista, la pensione pubblica non basta a coprire le tue esigenze finanziarie future.

Per integrare la pensione pubblica si possono fare 4 cose:

  • Aderire ad un fondo pensione chiuso o negoziale
  • Aderire ad un fondo pensione aperto
  • Aderire ad un Piano Individuale Pensionistico
  • Costruirsi un portafoglio di investimento dedicato

La prima cosa da dire è che queste opzioni non sono alternative alla previdenza di 1° pilastro e, soprattutto, non sono alternative tra di loro.

Ognuno deve trovare il giusto mix di strumenti e nulla vieta di crearsi una strategia che preveda l’utilizzo di più opzioni contemporaneamente.

Ma se lasciamo per un momento da parte la costruzione di un portafoglio di investimento con obiettivo dedicato (lo riprendiamo più avanti), guardando alle altre 3 opzioni dobbiamo fare molta attenzione alla scelta dello strumento che andiamo a selezionare.

Infatti, non tutti i fondi pensione sono uguali e il mio consiglio è, come sempre, quello di documentarti e capire bene il loro funzionamento per trovare quello adatto alle tue esigenze.

Non esiste infatti uno strumento valido in termini assoluti.

Esiste ciò che ti risolve un problema e risponde alle tue esigenze specifiche.

Tornando al funzionamento di questi strumenti, i fondi pensione prevedono un versamento volontario, solitamente flessibile e deducibile dalle tasse, il quale va ad incrementare un capitale che matura interessi.

Capitale più interessi, al netto dei costi, costruiranno la posizione che andrà ad alimentare la tua rendita vitalizia.

Noti delle differenze rispetto al sistema pubblico?

Io una enorme e te la spiego subito.

Rispetto alla pensione pubblica, siamo di fronte ad un sistema cosiddetto “a capitalizzazione”, dove i tuoi premi saranno effettivamente investiti sulla tua posizione personale e, sulla base del rendimento maturato negli anni, ti daranno accesso ad una rendita aggiuntiva alla tua pensione.

Il sistema previdenziale pubblico invece è “a ripartizione”, ovvero prende i contributi che stai versando per pagare le pensioni attuali, con la promessa che in futuro i lavoratori di domani faranno la stessa cosa con la tua pensione.

Ecco perchè nel sistema pubblico non hai certezza che i tuoi contributi vengano effettivamente utilizzati per la tua pensione.

E’ il meccanismo stesso che non lo prevede.

Solo la pensione integrativa, funzionando esattamente come un normale investimento sui mercati finanziari, ti assicura che l’integrazione sarà il frutto delle risorse che metterai su questo obiettivo.

Torniamo quindi a focalizzarci su come impostare una corretta pensione integrativa.

Come costruire una pensione integrativa

La pensione integrativa, dunque, è a tutti gli effetti un investimento, e abbiamo ormai chiaro che ogni investimento va fatto tenendo conto di variabili che dipendono dalle nostre aspettative, dalle nostre possibilità, ma anche da calcoli oggettivi che è bene effettuare prima di compiere un passo così importante.

Versare poco o tanto, scegliere una linea di investimento invece di un’altra, decidere se aderire ad un fondo chiuso o aperto, decidere se affiancare al fondo pensione un portafoglio di investimento o meno sono tutte scelte strategiche che puoi fare in completa autonomia.

Ovviamente devi impostare una strategia efficace e devi avere chiaro il meccanismo, i benefici e i rischi dello strumento che sceglierai per raggiungere il tuo obiettivo.

Seguendo un percorso logico, la sequenza di azioni prevede di:

  1. Definire l’ammontare di capitale che ti servirà quando andrai in pensione
  2. Sulla base di ciò, calcolare quanti contributi è necessario versare nel corso del tempo
  3. Scegliere l’adeguato profilo di rischio
  4. Identificare il fondo pensione più efficiente e con la migliore linea di investimento
  5. Affiancare un portafoglio di investimento per coprire la differenza

Soffermiamoci ora sull’ultimo punto.

Ci sono 4 motivi specifici per cui, oltre al fondo pensione, conviene aggiungere un portafoglio di investimento per integrare la propria pensione.

1. Autonomia nelle scelte di investimento

I fondi pensione hanno una rigidità relativa alla selezione dell’asset allocation e degli strumenti di investimento.

Puoi solo decidere a quale fondo e linea aderire, ma la selezione degli strumenti è in mano al gestore.

Con un portafoglio di investimento invece puoi fare ciò che vuoi ed effettuare scelte completamente autonome e in totale libertà

2. Diversificazione delle fonti

Avere la sola pensione pubblica come unica fonte di futuro sostegno pensionistico è una concentrazione enorme del rischio.

Già aderire ad un fondo pensione è una buona diversificazione, che può diventare ottima se si sceglie di affiancare una terza opzione con la costruzione di un portafoglio con obiettivo dedicato.

In questo modo hai almeno 3 fonti di finanziamento della tua futura pensione e, casomai dovesse succedere qualcosa ad una di queste, ne hai altre 2 che possono portare avanti l’obiettivo finale.

3. Flessibilità nell’accesso al capitale

Sia la pensione pubblica che i fondi pensione hanno delle rigidità nell’accesso al capitale prima della maturazione dei requisiti pensionistici.

Di fatto questo è un bene, in quanto evita o disincentiva le persone ad utilizzare questi fondi per altri scopi.

Contemporaneamente però avere un po’ di flessibilità con i propri soldi è un valore aggiunto che si può ottenere con un portafoglio di investimento il cui capitale può essere recuperato in qualsiasi momento.

4. Accedere anticipatamente alla pensione

Per accedere anticipatamente alla pensione è necessario maturare un capitale in grado di coprire gli anni che ti separano dal raggiungimento dei requisiti utili ad ottenere la rendita pensionistica pubblica o tramite fondo pensione.

Se con un portafoglio di investimento riesci a maturare abbastanza capitale, potresti decidere di smettere di lavorare prima del tempo e coprire questo periodo con i guadagni accumulati.

Ok ora che abbiamo visto i motivi per cui conviene aggiungere anche un portafoglio di investimento alla tua strategia di integrazione della pensione, facciamo un ulteriore passo in avanti.

Anche perchè, che tu stia valutando un fondo pensione o che tu stia costruendo un portafoglio di investimento, entrambe queste operazioni prevedono la definizione di criteri specifici per ottenere un risultato soddisfacente.

Vediamoli insieme.

Profilo di rischio, orizzonte temporale e costi

Dovendo definire il proprio investimento e scegliere il miglior fondo pensione, dobbiamo partire sempre dalla definizione del profilo di rischio, collegandolo all’orizzonte temporale, perché influirà notevolmente sull’importo raggiunto e, quindi, sul livello di contribuzione relativo.

Se andrai in pensione dopo oltre dieci anni a partire da quando sottoscrivi il fondo pensione puoi permetterti un rischio maggiore perché sul lungo periodo le oscillazioni saranno riassorbite.

Se invece l’orizzonte temporale è inferiore ai dieci anni , il consiglio è di essere più cauto.

L’altro aspetto rilevante sono i costi, in quanto esistono purtroppo tante soluzioni inefficienti che incidono molto su quella che sarà la cifra che avrai a disposizione al momento della fruizione.

Per darti un’ordine di grandezza e capire quanto costano in media i fondi pensione, puoi verificare sui documenti informativi l’ISC (Indicatore Sintetico di Costo) il quale esprime il costo annuale, in percentuale alla posizione individuale maturata, sostenuto da un iscritto. 

L’ISC è calcolato secondo una metodologia definita dalla COVIP, la Commissione di Vigilanza sui fondi pensione e tiene conto dei costi standard applicati dalle forme pensionistiche.

Si tratta di un indicatore importante perché un ISC del 2% invece che dell’1% può ridurre il capitale accumulato dopo 35 anni di partecipazione al piano pensionistico di circa il 18%…

…non proprio noccioline!

I fondi pensione chiusi o negoziali sono di solito quelli che hanno i costi più bassi mentre i fondi pensione aperti, sottoscrivibili da tutti, sono quelli che hanno i costi solitamente più alti.

Ma dato che ne stiamo parlando, vediamo nel dettaglio tutte le opzioni a disposizione per integrare la pensione, riprendendo l’elenco già citato in precedenza.

Quali sono gli strumenti a disposizione per integrare la pensione

Hai letto più volte, nel corso di questo articolo, la dicitura “fondi pensione”, ma la verità è che esistono diverse tipologie di strumenti a disposizione per integrare la pensione:

  • fondi pensione negoziali, detti anche chiusi e rivolti solo a particolari gruppi di lavoratori o settori lavorativi che hanno stretto accordi collettivi;
  • fondi pensione aperti destinati a qualsiasi lavoratore voglia aderire. Possono essere sia collettivi che individuali;
  • PIP, piani individuali pensionistici di tipo assicurativo ad adesione individuale. Sono strumenti tipici delle compagnie di assicurazione.

Soffermandoci un momento sulle caratteristiche di questi strumenti, i PIP sono dei prodotti assicurativi, quindi non assimilabili ai fondi pensione. Si può aderire solo in forma individuale e sono sostanzialmente delle polizze offerte e gestite dalle compagnie di assicurazione con finalità previdenziale.

I Fondi Pensione Aperti sono invece Fondi Comuni di Investimento gestiti da una Società di Gestione del Risparmio (SGR), un Istituto di Credito, una Società di Intermediazione Mobiliare (SIM) o una Compagnia di Assicurazione.

Puoi aderire ai fondi pensione aperti sia in forma privata che collettiva, sia che tu sia un lavoratore autonomo sia che tu sia un dipendente. Solo nel caso in cui tu sia un dipendente pubblico non potrai aderire a un fondo aperto in forma collettiva né trasferirci il tuo TFR.

I fondi pensione chiusi nascono dagli accordi tra le associazioni dei datori di lavoro e i sindacati di categoria e sono destinati quindi solo ai lavoratori dipendenti che appartengono alle categorie che hanno firmato accordi collettivi.

Nel caso dei fondi negoziali la contribuzione avviene con una somma di versamento del TFR, contributo personale più  contributo del datore di lavoro.

Sì, hai capito bene, anche il datore di lavoro contribuisce e lo fa sia che tu abbia sottoscritto un fondo aperto collettivo sia che tu abbia aderito a un fondo chiuso, ma a patto che anche tu versi almeno un piccolo contributo.

Come vedi esistono delle differenze tra gli strumenti pensati per rispondere alle esigenze di integrazione della pensione.

Il mio consiglio è quello di impostare una strategia previdenziale che preveda più strumenti e soluzioni, così da sfruttare i diversi vantaggi e rimanere flessibile ai cambiamenti che la normativa sicuramente avrà nel corso degli anni.

Trattandosi comunque di scelte di investimento, alla base di tutto rimane sempre fondamentale fare una valutazione che consideri di utilizzare strumenti a basso costo e in grado di allineare correttamente il profilo di rischio alle tue esigenze specifiche.

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