Come scegliere la strategia di investimento: Gestione Attiva vs Gestione Passiva

strategia investimento

In questo articolo ti mostro come si sceglie la migliore strategia di investimento e perché è fondamentale averne una.

Infatti non esiste un solo modo di investire ed è bene capire quali opzioni hai a disposizione e come decidere quella più adatta alle tue esigenze.

Perciò, se adesso ti stai chiedendo come scegliere la strategia di investimento migliore, devi sapere che non sei l’unico/a.

Infatti, nel mondo degli investimenti, è in atto una vera e propria faida tra fazioni diverse.

Da un lato della barricata troviamo i sostenitori della “Gestione Attiva”, mentre dall’altro quelli della “Gestione Passiva”.

Ma di cosa sto parlando? E perché ti dovrebbe interessare?

Fammi fare un passo indietro e dammi la possibilità di spiegarti perché è fondamentale investire scegliendo tra una di queste due fazioni e di come sbagliare può significare perdere qualche decina di migliaia di euro nel corso del tempo.

Come investono i professionisti

Tutti gli investitori professionisti, per capire se stanno facendo bene il loro lavoro, confrontano i risultati ottenuti con un termine di paragone.

Nello specifico, questo termine di paragone è di solito un “indice di mercato”.

E cosa sono gli indici di mercato?

Semplice, si tratta dell’insieme dei titoli che rappresentano un settore o un’area geografica.

Un esempio è il FTSE MIB, cioè l’indice che rappresenta l’insieme di tutte le azioni principali del mercato italiano.

A volte ci si riferisce a questi indici anche come “benchmark” o “mercato” quindi, qualsiasi sinonimo sentirai utilizzare, sappi che si sta comunque parlando di un termine di paragone.

Ho già parlato ampiamente dell’importanza dell’Asset Allocation e della diversificazione nella costruzione del portafoglio di investimento.

Spesso però la verità è che, dopo aver definito un’adeguata Pianificazione Finanziaria, mediamente, non si sa più cosa fare.

Che tu scelga di procedere da solo o con l’aiuto di un consulente indipendente, dovrai comunque definire il tipo di gestione che vuoi applicare al tuo portafoglio.

Da questo punto di vista puoi scegliere tra: gestione attiva o gestione passiva.

Ma come si fa a scegliere la migliore?

Vediamo dunque cosa sono e quali risultati raggiungono coloro che gestiscono portafogli di investimento di professione.

La gestione passiva

La gestione passiva è una strategia di investimento la quale ritiene che non sia possibile battere i risultati del mercato.

Ma cosa vuol dire esattamente “battere il mercato“? E soprattutto, perché dovrei farlo?

Te lo spiego parlandoti della gestione passiva.

Quando la strategia è passiva, tutto quello che si fa è andare a costruire un portafoglio con strumenti finanziari che “replicano” esattamente la composizione dell’indice che viene preso a riferimento.

Verranno quindi comprati gli stessi titoli presenti nell’indice che si vuole replicare, ma in quote minori (vedi figura).

Per questo motivo, chi fa gestione passiva, decide di ridurre al minimo le decisioni relative alla scelta degli strumenti finanziari da inserire nel portafoglio.

Ci siamo?

Se guardi la figura noterai che il portafoglio è una sorta di “copia” in scala ridotta del suo indice di riferimento.

Gestione attiva vs gestione passiva

Ma perché replicare l’indice di riferimento?

Bè, innanzitutto perché, per ragioni di disponibilità insufficiente di capitale, non puoi comprare un indice intero (non avresti mai abbastanza soldi).

Perciò ti accontenti di ricreare la sua composizione, facendolo in quote più piccole.

Naturalmente la replica sarà leggermente diversa, perché magari avrai un po’ di liquidità o qualche piccolo strumento che serve a bilanciare la struttura del portafoglio.

Ma il vero motivo che ti spinge a scegliere una gestione passiva è un altro.

I fautori di questa strategia ritengono che il modo in cui si muovono i mercati è già efficiente.

Cioè, non è possibile fare meglio di così, nemmeno studiando, analizzando e selezionando degli strumenti diversi per comporre il proprio portafoglio.

Mi sono spiegato?

Con una gestione passiva si raggiungono quindi i seguenti vantaggi:

  • Numero ridotto di movimentazioni: non hai bisogno di compra-vendere continuamente titoli, hai già replicato la migliore composizione che ci sia
  • Riduzione dei costi di transazione: facendo meno movimenti devi sostenere minori commissioni
  • Si riduce e si rinvia il peso fiscale sui guadagni: meno movimenti = meno vendite = meno tasse sul “capital gain” (il profitto sul maggiore capitale)

Mediamente una gestione passiva costa molto poco, tra lo 0,0..%-1% del capitale investito.

Il minor lavoro necessario per la gestione del portafoglio giustifica quindi i minori costi.

La gestione attiva

La gestione attiva è invece tutta un’altra cosa.

Alla base di questa strategia di investimento troviamo la concezione che sia possibile “battere” i risultati del mercato.

gestione attiva vs gestione passiva

Per fare ciò, i gestori dei portafogli fanno ricerca e analisi per selezionare i titoli diversi, con l’obiettivo di raggiungere una performance migliore del proprio indice di riferimento (vedi figura).

Naturalmente, modificando la composizione originale di titoli, si modificherà anche la rischiosità, esponendo il portafoglio ad oscillazioni differenti.

Per questo motivo e, con l’obiettivo di riuscire costantemente a generare delle performance migliori, il gestore attivo cambia frequentemente l’asset allocation del portafoglio.

Selezionando continuamente strumenti che possano offrire dei rendimenti maggiori (in termine tecnico si dice stock picking), cerca di sfruttare i cicli e le varie fasi dei mercati (in termine tecnico si dice market timing).

Dietro questa logica vi è la convinzione che il mercato non sia del tutto efficiente e che quindi l’analisi, lo studio, le competenze e l’esperienza del gestore siano in grado di fare meglio.

Questo lavoro ovviamente prevede un costo maggiore, giustificato poi dalla maggiore remunerazione.

La gestione attiva costa mediamente tra l’1% e il 3%.

E quindi? Da che parte bisogna stare?

Bè direi che la decisione dipende dal tipo di risultato che possiamo ottenere, non trovi?

Ed è su questo punto che è in atto un ampio dibattito tra i sostenitori delle due fazioni.

Vediamo cosa dicono i numeri.

La prova dei risultati

Uno studio svolto dal premio Nobel W. Sharpe ha indicato che la gestione passiva, seppur noiosa, è generalmente in grado di battere i risultati della gestione attiva.

Perché?

Bè perché fondamentalmente l’impatto dei costi e delle tasse finisce per ridurre e annullare il rendimento extra, creato dal gestore attivo, distruggendo il lavoro fatto.

Tra l’altro questa affermazione è valida solo se si assume che il gestore sia in grado di creare questo famigerato extra-rendimento.

Se non ci riesce…bè ci siamo capiti.

Perciò, pagare un costo maggiore per non ricevere un alcun vantaggio…non è proprio il massimo.

Se vuoi vedere l’impatto che ha, in termini di soldi reali, una differenza % apparentemente piccola di commissioni, puoi leggere l’articolo che ho scritto al riguardo (assicurati di essere seduto quando lo fai).

Forse adesso ti starai chiedendo se e quanti gestori sono realmente in grado di battere il mercato di riferimento (o forse no…bè, io me lo sono chiesto!)

In un articolo del Financial Times, che riporta uno studio commissionato dall’indice S&P500, viene riportata una tabella che dimostra come l’86% dei gestori attivi europei non riesce a superare i risultati del suo benchmark.

Quindi praticamente quasi 9 volte su 10 un gestore attivo viene pagato per creare extra-rendimento, senza riuscirci.

Addirittura in Olanda si è raggiunto il 100% di fallimenti.

Mmmhhh…ok.

strategia investimento

Ciliegina sulla torta, le evidenze del Prof. Sharpe sono sostenute anche da Warren Buffet, uno degli investitori più bravi e famosi al mondo, il quale ha scommesso 1 mln $ contro la gestione attiva.

Nel 2008 ha apertamente sfidato uno dei migliori fondi di gestione attiva al mondo dichiarando che, nel corso di 10 anni, non sarebbe mai riuscito a battere l’indice di riferimento (S&P500) e, addirittura, che avrebbe raggiunto risultati inferiori ad un fondo a gestione passiva scelto da lui.

Vuoi vedere chi è in testa?

strategia investimento

Il fondo attivo sta guadagnando un 21,9%, ma Buffet è in testa con un +65,7%!!!

Dal lato loro, i gestori attivi reclamano la capacità di fare meglio del mercato, soprattutto quando le cose vanno male.

Su questo aspetto a volte hanno ragione.

Effettivamente, se riguardi la tabelle di prima, durante il primo anno il fondo attivo ha perso molto meno, rispetto alla gestione passiva di Buffet.

Però questa situazione non si è replicata negli anni successivi e ha portato a risultati complessivi, ad oggi, inferiori.

Come scegliere la strategia di investimento

Se sei arrivato a leggere fin qui ormai sarai un ultras della gestione passiva.

Voglio però fare un ragionamento obiettivo e completo.

Anche definire l’asset allocation di un portafoglio, scegliendo quali indici replicare, è una decisione, di fatto, “attiva”.

Perché preferire un indice piuttosto che un altro?

E ancora, anche se comprassi 10 titoli a caso (senza replicare nulla) e poi li lasciassi li per 30 anni, senza mai toccarli, si tratta di una gestione “passiva”.

Come vedi, il concetto di attivo e passivo è naturalmente legato al discorso della replica, ma in realtà ha molto a che fare con il numero di movimenti e transazioni che vengono effettuati.

Se sono molti, aumentano i costi e le commissioni.

E se è così, c’è bisogno di una giustificazione in termini di extra-rendimento.

Ci siamo?

Quindi, per capire come scegliere la strategia di investimento prendi questi punti di riferimento:

  1. Una gestione attiva ha ragion d’essere quando si hanno a disposizione tempo, capacità e capitali considerevoli  per sostenere il costo maggiore di assumere gestori capaci e in grado di creare extra-rendimento
  2. In tutti gli altri casi, la gestione passiva è un ottimo modo per raggiungere risultati eccellenti

E tu cosa ne pensi? Fammelo sapere nei commenti!

Commenti
  • AvatarUser default avatar
    duccio
    15/5/2017
    Rispondi

    buongiorno,
    ho letto alcuni suoi vecchi articoli dove parlava dell’importanza dello Sharpe Ratio.
    La mia operatività si basa proprio sull’identificazione di titoli azionari (oltre che del risparmio gestito) con un buon rapporto RR pregresso. In particolare, ogni 2 mesi identifico i 3 settori stxx600 meglio performanti a 3 mesi (watchlist ETF settoriali su morningstar), e al loro interno le 5 azioni (circa) top performer a 1 mese (sezione “componenti >> prestazioni” su investing). Tra queste cerco esclusivamente quelle con sviluppo che io definisco armonico, cioè identificabile appunto dal parallilismo tra le congiungenti i massimi e i minimi su grafico weekly (cosiddetto canale ascendente) così da avere una watchlist orientativamente di 5 titoli, sempre a bimestre.
    L’entry è tipicamente configurato da un pattern long candlestick in prossimità del supporto dinamico disegnato oppure da una sua rottura in basso seguita da un immediato recupero verso l’alto.
    La gestione è antimartingala (2 entrate successive alla prima con stessa regola ma size incrementato di 1,5 volte) con stop dinamico di TUTTA la posizione sulla parallela inferiore (raddoppiando il canale in giù), target dinamico di MEZZA posizione sulla parallela superiore
    la mia domanda è se conosce uno screening automatico così che io possa vagliare, sulla logica prima esposta, anche il mercato americano
    ho formulato un codice Prorealtime derivato dallo Sharpe Ratio, che però non dá i risultati sperati.
    grazie
    Duccio, Firenze
    PS: mi farebbe piacere illustrarLe anche la mia strategia rotazionale sulle Sicav

  • AvatarUser default avatar
    Francesco A. M.
    18/2/2019
    Rispondi

    Ragionamento di puro trading, non è il luogo idoneo in quanto Matteo cerca di trasmettere nozioni più o meno approfonditi di cultura finanziaria!!!!!
    ..eehh….comunque intema con l’argomento trattato GESTIONE PASSIVA forever!!!!

  • User avatar
    Matteo Biancolini
    18/2/2019
    Rispondi

    Per i grandi progetti di investimento e per la parte prevalente del proprio patrimonio direi proprio che si tratta della soluzione migliore.

    Poi se uno si vuole ritagliare un piccolo “orto speculativo” con una quota marginale di capitale può anche valutare una gestione più attiva.

  • User avatar
    Matteo Biancolini
    16/5/2017
    Rispondi

    Caro Duccio, grazie per il commento!

    In realtà qui su MyPecunia non affronto il tipo di trading che fai tu.

    Cerco invece di diffondere una cultura finanziaria che vada in profondità e dia gli strumenti utili per capire, gestire ed investire i propri soldi.

    Quel tipo di trading è adatto a chi ha già diverse competenze avanzate (o le cerca) e vuole investire molto tempo e risorse (altrimenti sarebbe un pazzo o un incosciente).

    Chi lo sa, magari più avanti mi andrà di creare una sezione del Blog dedicata strettamente al trading.

    A presto!

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