Gestione Patrimoniale: Se la Conosci la Eviti

Gli investimenti effettuati con la gestione patrimoniale sono tra le soluzioni maggiormente proposte dalle banche agli investitori facoltosi. Ma si tratta di una soluzione conveniente?

In questa guida vogliamo esaminare con te i pro e i contro di questa modalità di investimento, per capire se conviene oppure no.

Il nostro pensiero, come avrai modo di vedere nel corso della guida, non è positivo al riguardo, e ti spiegheremo il perché.

Come Funziona il meccanismo della Gestione Patrimoniale

Si tratta di una soluzione che prevede una delega da parte del cliente, il quale commissiona alla banca il compito di investire una somma. Lo scopo è quello di ottenere una rivalutazione, ma la conseguenza è che i propri soldi vengono sottoposti a vincoli e limitazioni.

Le basi della gestione sono fondamentalmente due:

  • Mandato: compri un vero e proprio servizio, e non uno strumento. Stai quindi delegando la banca nella gestione del tuo investimento;
  • Vincoli: si basano sulla tua propensione al rischio e sulle tue aspettative e possibilità.

Il tipo di gestione può essere:

  • GPM, ossia Gestioni Patrimoniali Mobiliari: l’investimento viene effettuato in azioni, obbligazioni o ETF;
  • GPF, ovvero Gestioni patrimoniali in Fondi: i soldi sono investiti in fondi a gestione attiva.

Come detto in apertura, si tratta di una strada che viene presentata agli investitori facoltosi e, in quanto tale, spesso proposto come uno strumento esclusivo, destinato a pochi prescelti, ai risparmiatori più in gamba.

A chi ha meno denaro, di solito, vengono invece proposti:

  • Polizze assicurative;
  • Fondi comuni d’investimento a gestione attiva.

Ma si tratta davvero di una via privilegiata accessibile ai migliori? No, tutt’altro, si tratta di una soluzione che presenta molti costi, facendoti però credere che otterrai consulenza gratuita.

Il conflitto di interessi nella gestione patrimoniale

Ti spieghiamo subito perché si tratta di una soluzione più torbida e meno vantaggiosa di quel che potrebbe sembrare. Nel momento in cui firmi il mandato, stai delegando la banca o l’operatore ad investire il denaro al posto tuo.

Sebbene possiate discutere delle tue preferenze, la verità è che ne perdi il controllo. Non solo, probabilmente farai fatica a capire se si sta investendo al meglio oppure no.

Spesso ci si trova in questa situazione di totale dipendenza dalle parole del “consulente”, questo perché in realtà lui non ti ha fatto una consulenza, ma… una vendita.

Di gratuito, a questo mondo, non esiste nulla. Spesso purtroppo ciò che viene offerto durante la “consulenza” della gestione patrimoniale è in realtà un tentativo di vendita; oltretutto, ciò che cercano di venderti non fa parte del catalogo completo degli strumenti di investimento accessibili sui mercati, ma in quota prevalente di quelli della banca/ente a cui ti sei rivolto!

Forse un’altra banca ha soluzioni più vantaggiose, ma A non può venderti i prodotti di B, non pensi?

La banca non fa consulenza ma vende servizi e prodotti.

Come possiamo tradurre questa affermazione?  Semplicemente significa che la banca andrà a recuperare la cifra della consulenza “gratis” in modi meno trasparenti (seppur indicati in parte nella sezione trasparenza ma, diciamoci la verità, a volte sono di difficile lettura).

Nello spiegare come funziona una Gestione Patrimoniale possiamo tranquillamente fare un’analogia e dire che si tratta di una sorta di scatola che contiene i soliti strumenti finanziari: azioni, fondi e obbligazioni, o poco più.

Infatti, la realtà del risparmio gestito si incentra su:

  • Fondi a gestione attiva;
  • Fondi non quotati sui mercati regolamentati o gestioni in cui riversare le somme investite in polizze assicurative;
  • Obbligazioni o azioni, ma meglio se della banca stessa o di enti ad essa collegati.

In altre parole, il tuo denaro verrà investito sempre sui soliti strumenti inefficienti.

Tenendo a mente che l’istituto bancario controlla fondi a gestioni attiva oppure è in buoni rapporti con le società che li costruiscono, è logico che il modello di business spinga ad allocare i soldi dei clienti proprio in questi strumenti. E l’indipendenza della consulenza svanisce.

I costi della gestione patrimoniale: il tasto dolente

Ora che abbiamo capito come funziona la gestione patrimoniale, possiamo concentrarci sulla vera falla del meccanismo. Ci riferiamo ai costi che prendono vari nomi a seconda dell’istituto e della fase storica.

Spulciando il contratto leggerai informazioni su:

  • Commissioni d’ingresso;
  • Commissioni di gestione annue;
  • Premio sui rendimenti;
  • Commissioni di uscita.

E molto molto altro ancora! Si tratta di costi che si vanno a sommare a quelli dei prodotti, i quali, a loro volta, hanno un grosso problema di commissioni d’ingresso, commissioni di gestione annue, premio sui rendimenti e commissioni di uscita.

Questo vuol dire che una gestione patrimoniale può costare anche il 2-3% annuo. Quindi, mediamente, possiamo dire che su 100 mila euro che investi pagherai 3 mila euro di commissioni e costi vari.

Solamente per “recuperare” il costo, devi ottenere un rendimento annuo di almeno 4 punti percentuali. E qui c’è un paradosso.

Non è infatti un segreto che maggiori rendimenti = maggiori rischi.

Perciò, per poter superare questo enorme ostacolo delle commissioni prelevate, la Gestione Patrimoniale dovrà necessariamente spingere verso l’alto i rischi assunti dal tuo capitale, e non necessariamente ciò rispecchia il tuo profilo. Anche perché se i rendimenti sono più bassi di questa soglia, non riuscirai nemmeno a ripagarti i costi della gestione…

Non solo, mettiamo anche che tu sia un investitore con un profilo di rischio alto (e ci sta!), per cui il maggiore rendimento è adeguato al tuo profilo di investitore (anche se è tutto da vedere che venga effettivamente raggiunto vista la scarsa qualità dei prodotti presenti nella maggior parte delle GP), ti stai comunque portando a casa le briciole rispetto a quello che ti spetterebbe di diritto.

Ti sei caricato il maggiore rischio e qualcun altro si porta a casa una bella fetta del rendimento. A conti fatti siamo di fronte ad un vero e proprio corto-circuito.

Insomma, un cane che si morde la coda!

C’è una soluzione?

La soluzione per non incappare in queste trappole è seguire i seguenti punti:

  • Definire una strategia di investimento tramite una corretta pianificazione finanziaria;
  • Identificare i propri obiettivi, per individuare i migliori strumenti da utilizzare;
  • Selezionare strumenti finanziari diversificati ed efficienti, senza comprare pacchetti già fatti.

Conclusioni

In questa guida abbiamo visto cosa sono le gestioni patrimoniali e perché vadano evitate. I limiti sono evidenti per chiunque abbia un capitale da proteggere e far crescere nel corso del tempo.

 

Commenti
  • AvatarUser default avatar
    Aleferri
    11/2/2023
    Rispondi

    Ottimo articolo, chiaro, preciso. Chi volesse farsi un’idea compiuta sul tema qui trova tutto quello che è necessario sapere. Complimenti. Se posso, vorrei aggiungere una mia piccola considerazione. I costi della gestione sono un tema cruciale e dovrebbero bastare, da soli, a far scappare chiunque. In Italia però si dice ancora “giocare in borsa” e la frase spiega in un attimo l’arretratezza della cultura finanziaria nostrana. Perdura il messaggio che se fai da te “giochi”, se dai i soldi a me, gestore patrimoniale, allora “investi”. Io comincerei dalle scuole medie con un solo concetto da trasmettere: l’interesse composto. Poi consiglierei, per farmi capire, una sola strategia d’investimento come propedeutica al mondo degli investimenti mobiliari. Prendere una qualsiasi azione di azienda molto grande e molto conosciuta che paghi un dividendo buono. A gennaio di ogni anno reinvestire in azioni della stessa società o di altre con profilo (e dividendo) analogo la cifra del dividendo ricevuto. Dopo 10 anni sarà stato conseguito un rendimento superiore a quello di qualsiasi gestore professionale e ci sarà stato un solo costo: il canone annuo del deposito titoli.

  • User avatar
    Matteo Biancolini
    21/2/2023
    Rispondi

    Buongiorno,
    condivido al 100%. Gestire ed investire soldi è un’attività semplice, resa complessa da un mondo in palese conflitto di interessi.
    Poche e semplici regole di educazione finanziaria eviterebbero grandi scandali di risparmio tradito (di cui le maggiori evidenze sono quelle di cui i risparmiatori non si accorgono) e migliorerebbero esponenzialmente i propri risultati.
    Grazie per questo commento

    Matteo

  • AvatarUser default avatar
    Vincenzo
    8/7/2020
    Rispondi

    Non sono d’accordo con quello che avete scritto.
    Non tutte le gestioni hanno le medesime caratteristiche e i costi negli ultimi anni si sono notevolmente ridotti.
    Altro punto a favore delle gestioni patrimoniali sono le commissioni di acquisto dei fondi che sono notevolmente più bassi di quelli che si devono affrontare normalmente per un fondo.
    Una buona gestione riesce a spuntare prezzi di acquisto paragonabili a quelli riservati agli investitori istituzionali.
    E poi un ultima considerazione :
    Chi delega una banca alla gestione dei propri soldi lo fa perché vuole vedere dei rendimenti mediamente più alti ,al momento che questi rendimenti non fossero ottenuti il cliente avrà facoltà di recedere.
    Capite bene che la banca ha tutto l’interesse al che il cliente sia soddisfatto e non sposti i soldi da un’altra parte.
    Forse quello che voi proponete può andar bene per chi ha molto tempo da perdere nella ricerca degli strumenti finanziari più performanti ma non sono certo che i risultati ottenuti siano sempre migliori

  • User avatar
    Matteo Biancolini
    30/7/2020
    Rispondi

    Buongiorno Vincenzo, grazie per il tuo commento.

    Hai perfettamente ragione, le Gestioni Patrimoniali possono essere diverse, nel senso che possono investire in strumenti differenti a seconda di come vengono costruite dall’intermediario.

    I costi indicati in realtà rimangono ancora alti, come riportato sui vari prospetti informativi, e soprattutto dai Rendiconti Mifid che ora le banche, le poste e le compagnie di assicurazione sono obbligate a pubblicare e a mostrare ai propri clienti.

    Avendone noi esaminate tante nel corso del tempo ti confermiamo che la somma di tutte le diverse commissioni imposte purtroppo raggiunge la forchetta da noi indicata.

    Il fatto che poi al loro interno le GP possano comprare fondi a prezzi inferiori e accessibili agli investitori istituzionali è falso, perché ci sono strumenti finanziari che costano pochi “basis point” (ovvero 0,..%) che sono liberamente accessibili a chiunque. Non serve quindi pagare i costi di una scatola aggiuntiva…per poi “teoricamente” pagare meno i fondi.

    Inoltre, i suddetti strumenti efficienti (come gli ETF presenti nelle nostre asset allocation) non hanno alcun costo per l’acquisto (o commissione di ingresso), perciò, da questo punto di vista, sono nettamente più convenienti rispetto a quelli esosi che si trovano dentro le GP.

    Vorrei però chiedere cosa intendi per “chi delega una banca alla gestione dei propri soldi lo fa perché vuole vedere dei rendimenti mediamente più alti”? Ma mediamente più alti di cosa? Forse del benchmark di riferimento?

    Perché se ci si riferisce ai vari benchmark dei fondi, sarebbe molto interessante mostrare ai clienti/investitori quanto le GP siano effettivamente in grado di restituire questo presunto “maggiore rendimento”, dato che sia i costi eccessivi, che l’inefficace “gestione attiva”, rappresentano due pesanti ancore che distruggono valore e rendimento, invece che crearlo.

    Investire con strumenti efficienti serve invece proprio per migliorare l’efficacia dell’investimento e, in definitiva, portare a casa risultati migliori.

    Matteo

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